Interview Time: Chiaretta&Bon

  1. Partiamo con la solita domanda di base: quali sono i fumettisti/mangaka e le opere (manga e non) che ti hanno ispirata per le tue opere o che comunque continuano ad ispirarti? CLAMP e Kaori Yuki sono state le fumettiste che mi hanno più influenzata stilisticamente nel periodo tra i 14 e i 17 anni. Anche se credo che ad oggi non si noti più molto (forse c’è qualcosa ancora nei capelli di Ariele?). Sailor Moon, Angel Sanctuary, Rayearth e Card Captor Sakura, sono stati i titoli che a livello emozionale hanno mosso la ruota che ha fatto girare tutto. Nel tempo ci sono state decine di storie che poi mi hanno cambiata e mi hanno condotta ad essere la persona che sono ora. Uno su tutti è stato The Slayers. Rina Inverse è stata la mia eroina di infanzia. Un modello positivo di ragazza emancipata che si appella a demoni oscuri prima di colazione, un esempio virtuoso per ogni fanciulla moderna. Lei sì, che ha sempre saputo scegliere le giuste compagnie. XD. Poi Occhi di Gatto, Lisa e Seya, Host Club, Kichijoji café, Alichino, Ufo Baby, Ranma, Inuyasha… impossibile elencarli tutti. Oltre al manga c’è stata l’influenza di Barbucci e Canepa con Witch e Skydoll. I film della Disney. Un po’ di Bonelli e qualche bd. Tonnellate di libri e telefilm. Da sempre tantissimi telefilm. Ricordo sempre con affetto Xena, Buffy, Alias, X-files, Fringe… Credo che il filo conduttore siano state storie con dei personaggi femminili molto forti, per lo più. Nell’ultimo periodo compro forse più fumetti francesi e libri che manga, leggo moltissima manualistica, soprattutto sul colore, anche se Noragami, My Hero Academia e The Promised Neverland sono sicuramente tra le mie letture preferite del momento.
  2. Passando da De Gustibus, Banana?Banana! e L’inglese che Incontrò gli Dei, credi che il tuo percorso sia cambiato, in meglio o in peggio che sia? No, penso che il mio percorso non sia cambiato. La necessità che mi muove è sempre la stessa da che ho iniziato. Raccontare storie che divertano e consolino. Quando ero piccola in ogni momento difficile della mia vita c’è stato un libro o un fumetto a darmi forza e coraggio. Crescendo nulla è cambiato, la narrativa mi ha salvata innumerevoli volte. Ho iniziato a raccontare per restituire questo, anzitutto. È sempre stato il mio patto con l’universo. Poi nel tempo, ho compreso sempre di più il potere della narrativa e ho capito che oltre a questo vi era la responsabilità di veicolare dei messaggi. Quando raccontiamo qualcosa stiamo offrendo una visione del mondo, stiamo facendo ogni volta una dichiarazione di intenti. Che lo vogliamo o no. Stiamo portando delle idee nella vita di altri e stiamo mettendo forza in quelle idee. Il primo passo è essere consapevoli di questa enorme responsabilità, il passo successivo e stabilire le proprie battaglie. Sicuramente Banana? Banana! è stata ad oggi la mia dichiarazione più esplicita. Ed è stata accolta benissimo dal pubblico, quindi penso che sia doppiamente la strada giusta.
  3.  Quanto impieghi di solito a realizzare un volume tra name, inchiostrazione, copertina ecc. e quali sono i tuoi passaggi preferiti? Fare una stima è alquanto difficile, potrei dire un anno, ma in realtà è un po’ sommario. A volte bastano sei mesi e a volte ne occorrono 20. In realtà sono davvero veloce a disegnare e Bon è una macchinetta da sceneggiatura. Scrive decine di migliaia di battute al giorno. Però… sono estremamente puntigliosa. Quindi spendo molto tempo tornando indietro a correggere, a volte a ridisegnare vignette o intere scene. Perché ci tengo molto che il ritmo sia buono, che tutto fili, che nulla tradisca le aspettative del lettore. Questo mi rallenta molto. Ogni parte della stesura di un fumetto è emozionante per ragioni diverse. Leggere la sceneggiatura la prima volta è qualcosa che solo l’idea mi fa battere il cuore. Lì mi sorprendo, mi dispero, mi agito. Inizio a dire: “Oddio, questa scena è difficile, come posso renderla bene?” Il name è la parte più liberatoria, disegni grossolani e ricerca degli spazi, delle pose e delle inquadrature, però scorre così velocemente che quasi non si sente la fatica. Quando sono nei giorni di buona faccio 30 pag di name al giorno. Solo che è emotivamente e mentalmente stancante, sulla lunga. È un ritmo che tengo per brevi periodi. Poi impagino i testi. Questo è noioso. Molto noioso. Fare le matite è uno dei miei momenti preferiti. Quando vedo il disegno che prende davvero forma per la prima volta e i personaggi mi guardano, costruisco le anatomie e sopra i panneggi, poi rifinisco, mi piace tanto. Nel mio mondo ideale mi fermerei qui. Non mi piace molto inchiostrare. Mi sembra che tutto perda di freschezza e si irrigidisca. In Banana? Banana! ho risolto il problema facendo delle matite molto sommarie e quindi inchiostrando quasi tutto direttamente sul name, così non perdo la freschezza e la genuinità del tratto, seppure mi porti ad essere talvolta un po’ meno precisa e abbondare nelle successive correzioni. Correzioni. Retini. Correzioni. Si manda all’editore e si aspetta l’editing. L’editing è un po’ noioso, ma è necessario. Amo la gestione dell’editing di Kasaobake, per dire.
  4. Tra tutti i personaggi che hai realizzato, qual è quello che senti più vicino a te o con il quale ti identifichi di più e perché? E con chi hai invece un rapporto un po’ più “turbolento”? Amo questa domanda. Sicuramente Helios De Forti, controverso direttore dell’Olimpus. Chi ha letto “L’inglese che incontrò gli dei” lo ha visto mentre era ancora un cucciolo di uomo. Mi ritrovo molto in lui, nel suo amore per Genova, nel suo senso dell’umorismo -pessimo-, ma soprattutto nelle sue mancanze e nei suoi dubbi. È un personaggio che per tutta la vita prova a costruire qualcosa di positivo e bello, vuole migliorare il mondo ed è capace di amare in modo intenso, ma da fuori appare freddo, quasi cinico e distruttivo. Si mette sempre in discussione, continua a ragionare sui propri errori, è incapace di lasciare andare il passato. E ha bisogno che i suoi amici, a volte, lo salvino da se stesso. Mi ritrovo nel suo chiedersi costantemente “Cosa posso fare per migliorare le cose?” anche se le mie soluzioni non sono così incisive, temo, lui ha una morale molto lontana dalla mia, quindi è in grado di fare tutta una serie di scelte controverse, che mai potrebbero appartenermi. Però spesso quando ho guardato il mondo attraverso i suoi occhi ho capito qualcosa di me stessa. È un personaggio che, a modo suo, mi ha aiutato molto. Il personaggio con cui di recente ho avuto un rapporto molto turbolento è stato Ariele. Non è difficile immaginare il perché; mentre disegnavo Banana? Banana! litigavo con lui ad alta voce: “Sì, ma ora devi lasciarlo stare Felice. Hai rotto Ariele, tu e le tue manie di controllo. Fatti una vita. Smetti di spargere piume in giro!”. La cosa più strana di Ariele è che solo due persone mi hanno chiesto di quella storia delle piume, in effetti. In ogni caso, Felice lo ha amato per dieci anni. Ariele è il sex symbol delle relazioni distruttive. Il problema è che a riconoscere gli “Ariele” per quello che sono, ci si impiega sempre molto tempo, si ignora quel disagio, quel senso di inadeguatezza che cresce, soprattutto quando poi ti scorrazzano in giro per casa. Nudi, spargendo piume. Dovremmo tutti trovarci un Filippo. Davvero.
  5. Mi è sembrato di notare dalle tue storie Instagram che stai iniziando un webcomic! Potremmo avere qualche spoiler in merito, tipo, su cosa si baserà la storia? Sì, è esatto. Ti ringrazio di avermelo chiesto. È una storia a cui ho lavorato molto, a tarda notte, negli ultimi anni. Avevo dei dubbi sulla serializzazione cartacea, per ragioni di tempo, visto che -come avrai notato- il character design dei personaggi è piuttosto ricco e l’ambientazione richiede tempo di progettazione, studio e realizzazione. Le tavole sono piuttosto abbondanti. Ma sia come esercizio grafico, che non di disegno e narrazione, è qualcosa che non volevo negarmi. Inoltre sono molto legata alle tematiche, alla storia e ai personaggi. Quindi ho deciso di ovviare i problemi di tempistiche di realizzazione valutando una serializzazione non cartacea, optando per un web comic delle tavole a matita. Quindi le tavole non sono inchiostrate o retinate, in questo caso. Questo mi permette di raccontare la storia, recuperando oltre metà del tempo di lavorazione. E potermi dedicare in parallelo alla chiusura di Banana? Banana! in tutta serenità. Il titolo del web comic è: Bizzarro! Si tratta di un fantasy, i cui protagonisti sono Gemma e Serio. L’idea da cui è nato tutto è quella di invertire gli stereotipi classici del fantasy. Quindi abbiamo un’eroina femminile dal carattere molto duro, tendenzialmente incline alla violenza, indipendente più su un piano fisico che non su quello emotivo. Gemma è una guerriera i cui punti deboli di sicuro non sono fisici. La sua controparte maschile è Serio, pessimo spadaccino, in battaglia è pressocché inutile per tutta la prima metà della storia. Abile cuoco, perfetto in economia domestica, leggermente venale, è uno studioso e un baro. Molto forte su un piano mentale e versatile in tutto quello che non sia una battaglia, le sue caratteristiche sono quelle solitamente attribuite a personaggi femminili dei fantasy. Questo mi ha fatto divertire moltissimo, soprattutto perché Serio è spesso nel ruolo di “personaggio da salvare” all’inizio. Mentre Gemma interpreta l’eroe indomito che tira fuori tutti dai guai con la forza. Ciò nonostante Serio non è un personaggio debole, anzi. Ho provato, insomma, a raccontare “la forza” in modo molto diverso. Tutta la storia è comunque una scusa per raccontare il riscatto sociale ed emozionale di due ragazzi cresciuti in un ambiente a dir poco distruttivo. Gemma cresce in una famiglia disfunzionale, con un padre violento, per cui matura dei significativi problemi di autostima e di gestione della rabbia. Mentre Serio deve riappropriarsi della sua identità, deve riuscire a riscoprirsi come persona. Questo è un tema “forte” e molto attuale, a mio avviso; nella storia viene mascherato dalle avventure tipicamente fantasy, ma è il motore che mi ha spinto a voler raccontare “Bizzarro!”. Nonostante il loro passato, nonostante partano da situazioni di svantaggio, i due rifiutano compromessi sociali, rifiutano di accontentarsi e di arrendersi e decidono di riappropriarsi del proprio futuro. Questo è l’incoraggiamento che vorrei che passasse. Chi già mi conosce per i titoli precedenti (L’inglese, De Gustibus, Banana? Banana!) comunque sa che il tono non sarà deprimente, ci saranno momenti tristi o opprimenti, certo, ma Gemma e Serio sono due personaggi capaci di grandi riprese. Quindi ci sarà anche l’occasione, soprattutto dopo l’entrata in scena di alcuni secondari, di ridere e divertirsi molto con loro. Nella mia idea, c’è anche quella di usare la lavorazione di queste tavole per tutorial di fumetto e narrazione, un po’ fuori dai soliti schemi. Ci sto lavorando, è molto difficile. Le cose che vorrei dire sono tantissime e spero di farcela.
  6. Oltre a realizzare manga, c’è qualche altro lavoro che svolgi in ambito artistico? Il fumetto non è il mio unico lavoro. Lo è raramente per i fumettisti italiani. Mi occupo di molte cose, in passato ho fatto la grafica e la designer, ma negli ultimi anni sto andando in una direzione diversa, ho sentito molto forte il bisogno di crescere su un piano artistico. Più che un’idea è stata una necessità. Ho frequentato molti corsi (tra cui uno di teatro, per ragioni un po’ trasversali: dovendo fare tutorial sul web, in video e su You Tube, volevo migliorare la mia capacità comunicativa), il più importante per me è stato il corso di scrittura creativa per l’infanzia, che ho concluso il mese scorso e ha riportato alla luce il mio amore smodato per i libri per bambini e ragazzi. Non è ancora un lavoro, ma spero che lo diventi, un giorno. Perché se parliamo di veicolare messaggi, i messaggi più belli, forti e importanti possono essere portati proprio ai bambini e ai ragazzi giovani, nella prima adolescenza. Sono capaci di grandi sogni, grandi ambizioni e grandi ideali. Ed è qualcosa che mai dovrebbe essere tolto loro, anzi, dovrebbe essere nutrito e alimentato. Questi ragazzi, come hanno dimostrato i recenti movimenti ecologisti, possono fare grandissime cose e dobbiamo dargliene modo. Questa mia certezza nasce dal fatto che da molti anni lavoro con i ragazzi in diversi ambiti, tengo dei corsi sia per realtà professionali come “Accademia Europea di Manga”, sia per realtà diverse, territoriali, sulla mia città, Genova. Si tratta di due tipi di corsi con finalità estremamente diverse. I corsi che tengo nei centri per ragazzi non hanno finalità strettamente professionali, ma aggregative.
  7. Certo io tengo lezione, e cerco di spingerli un po’ a giocare con le proporzioni e il dinamismo dei corpi, anche se certe cose all’inizio fanno un po’ paura ci inventiamo dei giochi per disegnare in modo più rilassato.
    Lo scopo è dare loro gli strumenti per permettergli di stare assieme, divertirsi, attraverso un’attività comune che li incoraggi a confrontarsi tra di loro in modo costruttivo. Ragazzi molto diversi tra di loro stanno nella stessa stanza, disegnano assieme, si distraggono l’uno con l’altro mentre spiego (XDD) si divertono quando gli faccio le occhiatacce e sono contenti quando gli porto i cioccolatini (a volte mi portano i biscotti e i disegni, perché conoscono i miei punti deboli). Ci divertiamo molto e io li vedo migliorare nel disegno, in un ambiente del tutto privo di giudizi e pressioni.
    Spesso usiamo il disegno per parlare di temi importanti.
    Questo anno il tema finale è stato suggerito da loro tramite un sistema di suggerimenti molto tecnologico e di avanguardia (dei bigliettini di carta in un sacchetto azzurro), abbiamo usato il corso per parlare delle diversità in modo inclusivo, ovvero ho chiesto loro di raccontare la diversità come mezzo di arricchimento.
    I risultati sono stati molto interessanti. Ogni anno mi sorprendono un po’, devo dire. A volte mi occupo anche di laboratori in zone un po’ più complesse, il disegno diventa per i ragazzi un mezzo per ritrovare la fiducia gli uni negli altri e negli adulti. Gli educatori disegnano con loro e fanno vedere che si mettono in discussione, esattamente come loro, che anche se sbagliano provano ancora. Ho la fortuna di aver lavorato con persone splendide, da cui ho imparato moltissimo. In questi corsi il disegno è un’attività che si può vivere (si dovrebbe sempre vivere) fuori dal giudizio, gli adolescenti di oggi, a dispetto di quello che gli adulti credono, sono molto critici con loro stessi e questo li blocca. Riuscire a creare ambienti dove possano sentirsi non-giudicati è la mia ambizione. Quando riescono a non pensare al giudizio disegnano di più e meglio, riescono a vivere meglio i corsi come aggregazione e sono portati anche a prendersi cura l’uno degli altri. Allora succedono cose bellissime. Un anno ho tenuto dei corsi per ragazzi con un’associazione di psicologi in cui abbiamo usato il disegno come mezzo per esplorare se stessi e guardarsi dentro partendo dall’idea di disegnare un autoritratto. Si è creato un ambiente, nel giro di pochi giorni, in cui i ragazzi potevano parlare tra di loro e con noi, anche tramite i giochi pensati dagli educatori, in piena serenità e onestà di difficoltà quotidiane, piccole sconfitte e grandi vittorie. Confrontandosi e dandosi consigli e supportandosi. Il disegno è magico! Vorrei ringraziare per lo spazio che mi è stato concesso. E spero di non essermi dilungata troppo. Spero che se amate disegnare non smetterete mai di farlo con gioia. Un caro abbraccio a tutti. E grazie a Sue per questa occasione di parlare del mio lavoro. Grazie!
Ringrazio anch'io Chiaretta per essersi lasciata intervistare (e per le risposte chilometriche, sa che le amo) ed approfitto di questo spazietto per ricordarvi che potete acquistare "Banana?Banana!" sul sito di Kasaobake e DeGustibus sul sito di Mangasenpai. Infine, se siete interessati a sapere di più su Bizzarro! e sulla vita artistica di Chiaretta siete tutti invitati a seguirla su Instagram, Facebook e Youtube!

LINK UTILI:
Chiaretta&Bon YouTube: https://www.youtube.com/user/ChiarettaeBon

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